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Articolo 97:  La pietra nera

LA PIETRA NERA DI URBISAGLIA

   Uno dei modi utilizzati per falsificare la storia è quello di catalogare i reperti presenti nei Musei in maniera non corretta se non addirittura falsa.

   Nei Musei locali ci sono diversi casi:

  • Nel Museo della Rancia di Tolentino c’è un reperto di marmo catalogato come “reperto proveniente dall’Umbria”, una dicitura che non dice niente e nello stesso tempo omette una verità. Il reperto infatti  è un fallo, simbolo religioso celtico, ritenuto sacro, addirittura il Dio creatore, perché da esso nascevano le nuove vite. La giusta catalogazione, di conseguenza, dovrebbe essere “simbolo religioso celtico” al pari del crocifisso che è “simbolo religioso cristiano”;

  • Nel Museo di Pollenza  (ma anche in quello di Urbisaglia) c’è un reperto catalogato come “ara romana” senza tenere in considerazione che nelle pareti della stessa ci sono gli arieti con le ghirlande che sono il simbolo della virilità celtica. La catalogazione corretta sarebbe quindi “ara romana con simboli celtici”;

  • Nel maceratese il caso più clamoroso di falsificazione della storia è senz’altro quello rappresentato dalla pietra nera di Urbisaglia. Questo reperto, presente nel Museo dell’Abbazia di Fiastra, è scandalosamente catalogato come “peso in basalto”.

   La pietra nera di forma conica, simbolo della Dea Cibele (quella che forse ha dato il nome alla Sibilla), nell’antichità, ha sempre rappresentato la Magna Mater.

   Molti scrittori hanno parlato di questa pietra nera ed anche in ambito locale lo hanno fatto:

  • Febo Allevi,  nel libro “Con Dante e la Sibilla ed altri”, affermava che una rappresentazione della Magna Mater costituita da un marmo nero , già ritenuto erroneamente un peso, si trovava nell’Abbazia di Fiastra e la stessa per secoli fu religiosamente contemplata sotto il dipinto di Santa Mattia (la pietra di S. Mattia) e a volte posata sui capelli delle persone afflitte da mal di capo;

  • Mons. O. Gentili, autore del libro “Macerata Sacra”, dopo molte ricerche, riuscì a recuperare la pietra nera di Urbisaglia e la conservò accuratamente;

  •  G. Ginobili nella sua opera “Miscellanea folkroristica marchigiana” richiama le virtù di questa pietra nella fama popolare;

  •  Il Prof. Giuseppe Branca fece delle segnalazioni sull’esistenza di un importante fondo documentario nell’Archivio di Loreto sul marmo nero custodito nell’Abbazia di Fiastra, ritenuto erroneamente un peso,  mentre in realtà rappresenta la Magna Mater Deorum.

   Nonostante tutto ancora oggi nel Museo dell’Abbazia di Fiastra questa famosa pietra è catalogata come “peso in basalto”.

   Si spera che la catalogazione non  sia stata fatta  per volontà.

   Fatto sta, comunque sia, che in questo modo si falsifica la storia.

   Bisogna ricordare, per una questione storica, che fino al 2001 la pietra nera in questione non era presente nel Museo e fu solo grazie all’interessamento dell’Associazione Culturale “La Cerqua Sacra” di Montefortino che questo reperto ricomparve.

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