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Articolo 96:  La Sibilla secondo Trissino

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   Giovan Giorgio Trissino, nato a Vicenza nel 1478 e morto a Roma nel 1550, scrisse un poema eroico intitolato “L’Italia liberata dai Goti” che venne   pubblicato in tre tomi fra il 1547 e il 1548 a Roma, presso Dorici. L’opera, composta da 27 libri, si incentra sulla spedizione dei Bizantini che, sotto la guida dei generali Belisario e Narsete, conducono una guerra vittoriosa contro i Goti, sconfiggendoli e prendendo prigioniero il loro capo Vitige nella battaglia conclusiva di Ravenna. 

   La particolarità di questa vicenda è che, contro ogni logica, il capitolo XXIV si intitola “Vassi alla Sibilla”, che dovrebbe significare “Andai alla Sibilla”.

   In questo capitolo narra la storia del viaggio di Benedetto da Norcia alla grotta della Sibilla ed afferma che alla caverna “a cui sogliono andar diverse genti ma non ho visto ritornarne alcuno”.

   Benedetto da Norcia, poi proclamato santo, nacque nel 480 e morì nel 547, quindi questo viaggio dimostra che la Sibilla Appenninica nel 500 era ancora presente sui Monti Sibillini.

   Il Trissino ha lasciato questo Mondo prima della falsificazione del  “Il Guerrin Meschino”, avvenuta nel 1595, e quindi non essendo a conoscenza delle negatività introdotte nel romanzo di Andrea da Barberino ha parlato della Sibilla in maniera positiva.

   La sua affermazione più conosciuta riguardo alla Sibilla è questa:

“Antichissima d’anni e di prudenza, da cui per grazia a lei dal Ciel concessa, si posson saper tutte le cose umane, che son, che furo, e che devran venire”.

   Ma ha usato anche altri aggettivi, sempre benevoli, per descriverla: “Alma Sibilla”, “Antichissima Sibilla”, “Donna eccellente di saper tant’alto”, “Ottima Sibilla” ed altri simili.

   Nell’opera si affermano altre due cose importanti: la prima che la grotta ove alberga la Sibilla è quella che si trova sul Vettore vicino Montegallo, la seconda che dalla grotta si diparte un sentiero, non conosciuto dalla genti, che sbuca vicino ad Amatrice.

   Se il Trissino, scrittore presente in diverse città europee,  ha ritenuto necessario di inserire in questo poema eroico un capitolo dedicato alla Sibilla Appenninica ciò dimostra che questa profetessa è veramente una donna europea.

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