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Articolo 84:   Manardo: un bandito o un eroe?

   Ad Amandola, sulla Piazza Alta, nella parete frontale della Torre dell’Orologio c’è un’epigrafe marmorea che recita così:

                                             MORGANTE MANARDO

                                             BANDITO IMPOSITORE

                                             DI  TAGLIE USURAIO

                                             TIRANNO ET REBELLE

                                             DI  SANTA CHIESA

 

   Ma chi era questo Manardo? I libri di storia non sono di grande aiuto perché riportano solo pochissime notizie di questo personaggio. Si sa, risulta da una pergamena antica, che  Morgante Manardo, accusato di “arsioni, ladroneggi e omicidj, il 17 novembre 1597, fu nella piazza di Macerata coppato, scannato e squartato con altri otto appiccati e il 18 fu portata la testa nella piazza alta de la Mandola e fu messa nella torre”.

   La tradizione popolare, invece, tramanda storie che sono in contraddizione con quanto afferma l’epigrafe. Le donne anziane, tutt’ora viventi, affermano che le loro nonne raccontavano  di un grande combattente chiamato Manardo, un uomo bello e robusto che era a capo di una specie di esercito popolare. In pratica un guerriero sibillino che quando tornava in Amandola, dopo le sue avventure, veniva festeggiato da tutti gli abitanti  con pranzi solenni e con meravigliose feste da ballo. Le donne erano tutte innamorate di tale valoroso personaggio e lo proteggevano quando doveva scappare per i segreti cunicoli che da Piazza Alta portavano al fiume Tenna.

   Ma allora da che parte sta la verità: Manardo è un bandito o un eroe?

   Una cosa è certa, all’epoca di Manardo, era Papa Sisto V, il pontefice pazzo che la gente ricorda ancora così: “Sisto quinto co’ l’occhiali se trombava li cardinali” (la frase in dialetto è molto più dura).

   Se tale era il Papa non ci vuole molto ad immaginare  quello che poteva essere il clero del 1500.

   Quelli che hanno messo l’epigrafe nella torre erano sicuramente peggiori del Papa. E’ notorio che facevano pagare alla povera gente le messe, i battesimi, le cresime, le comunioni, i matrimoni e i funerali.     Non solo, facevano pagare anche le indulgenze che erano le rate di un debito che non finiva mai (serviva, secondo loro, per passare dal Purgatorio al Paradiso) e pure le decime che erano la decima parte dei prodotti agricoli.

   In pratica gli agricoltori del tempo, quasi sempre a mezzadria,  dovevano dare il 50% dei prodotti al padrone ed il 10% al prete, a loro rimaneva il 40% che non era sufficiente neanche a pagare le spese. 

    E’ per questo motivo che i libretti agricoli per i contadini erano sempre a debito.

   Sicuramente Morgante Manardo (in verità Manardi)  combatteva anche contro queste ingiustizie.

   Se la gente a quei tempi stava dalla sua parte vuol dire che lui si opponeva allo  strapotere dello Stato Pontificio.

   Per la chiesa Manardo è un bandito “rebelle di Santa Chiesa”, per la gente comune è un eroe.

   Così stanno le cose.

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