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Articolo 68:   La festa degli alberi

   Le scuole elementari di una volta sono ricordate per le maestre che picchiavano le mani con le bacchette, per gli scolari che se si permettevano di lagnarsi con i genitori si beccavano un altro schiaffo, per le lunghe camminate fatte per raggiungere gli edifici scolastici e per i giochi che si facevano nella ricreazione ma anche prima e dopo l’orario delle lezioni. Ma sono ricordate soprattutto per una festa che è rimasta nel cuore dei bambini che ora sono  diventati nonni: la festa degli alberi.

   Si faceva il 21 novembre e l’attesa per l’avvenimento era grande sia perché era una giornata senza libri e quaderni  e sia perché si stava all’aria aperta sotto la luce del sole.

 

 

 

   La mattina del giorno prestabilito si aspettava con ansia l’arrivo degli agenti della Forestale che portavano gli alberelli e che predisponevano le buche: una per ogni bambino.

   Poi si faceva a gara per scegliere l’alberello, di solito un piccolo pino, e la buca.

   Qualche volta  avevano luogo  anche delle litigate perché tutti volevano la prima o l’ultima buca.

   Comunque una volta scelto l’alberello e la buca tutti i bambini provvedevano alla piantagione mettendo le piccole piante nelle buche e riempiendole con la terra prima scavata.

   Veniva anche predisposto un cartellino da attaccare all’alberello con scritto il nome dello scolaro, la data della festa e il numero della buca.

   Alla fine di tutti i lavori una delle maestre, con atteggiamento decoroso, faceva un discorso in difesa della natura che comprendeva anche delle raccomandazioni per gli alunni:

“Cari bambini, oggi abbiamo fatto una cosa importante, abbiamo piantato degli alberi che cresceranno e diventeranno bosco. Le loro foglie produrranno quell’ossigeno che permette anche a noi di vivere. Le piante sono importanti e vanno sempre rispettate. C’è stato un popolo sciagurato, quello dell’Isola di Pasqua, che decise di tagliare tutti gli alberi ed a causa di questo si estinse. Questi sono i vostri alberi e dovete controllarli, venite spesso a trovarli e se hanno bisogno di acqua annaffiateli”

   Poi per scherzo diceva: “L’alunno che ha piantato l’albero che si seccherà  verrà bocciato”.

   Finite tutte le operazioni si faceva merenda stando seduti sull’erba. Era molto bello mangiare all’aria aperta e sotto i raggi del sole:  i panini preparati dalle mamme sembravano più buoni. Anche bere nella fontana pubblica, senza bicchiere, era un’esperienza inconsueta  e bellissima. Bisognava farlo senza attaccarsi alla cannella.

   Ora purtroppo questa usanza del piantare gli alberi si sta perdendo e sono pochi i Comuni che ancora la conservano. Eppure quando, nel 1923,  con la legge fu istituita “La Festa degli Alberi” questa aveva degli scopi precisi ed erano quelli di porre l’attenzione sul tema dell’ecologia, sul rispetto della natura e sull’importanza che essa ha per l’uomo.

   Oggi tutti conoscono le conseguenze delle modifiche del territorio e dei disboscamenti: aumento dell’effetto serra, dissesto idrogeologico e riduzione degli habitat naturali.

   Le foreste e gli alberi sono vita, risorse, ma anche i luoghi del fantastico, lo spazio naturale del mito e della favola, l’ispirazione per artisti e poeti.

   Ed allora: W LA FESTA DEGLI ALBERI !!

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