Articolo 6 - Le Fate Sibilline
Sui Monti Sibillina una volta c’era la Comunità del Popolo delle Fate, composta da sole donne: una Regina e tante damigelle che suonavano l’arpa. Erano donne bellissime, avevano gambe lunghe, capelli rossi e occhi azzurri.
Per di più erano sessualmente disinibite.
La regina, che era la più bella di tutte, custodiva la conoscenza, divideva equamente i beni comuni e insegnava, utilizzando un telaio d’oro, la tessitura a tutte coloro che avevano desiderio d’imparare. La ricerca delle erbe naturali e la preparazione degli intrugli per curare le malattie erano invece operazioni che la Regina riservava alle donne più preparate e dotate di capacità superiori.
Le Fate erano costrette a vivere sui monti perché la loro superiorità, in campo religioso, civile, economico e sessuale, in quell'epoca contrastava con l’arretratezza culturale del luogo.
Spesso però scendevano a valle per imparare i mestieri alle fanciulle e in certi giorni particolari per ballare. Sono state loro ad insegnare ai ragazzi dei paesi montani il saltarello.
Per il ballo si facevano grandi feste dappertutto ma quella più importante si faceva a Montefortino in una località che ancora adesso si chiama, in dialetto, “Valleria” (Balleria, luogo dedicato al ballo).
Il luogo montefortinese, situato vicino la Gola dell’Infernaccio, era il più ambito perché aveva uno spazio pianeggiante circondato da boschetti dove i ballerini ogni tanto, con la scusa delle “zampe di capra”, si appartavano.
La Regina però era severa e pretendeva dalle Fate il rientro entro la mezzanotte. Queste damigelle, dato che l’ora prescritta veniva spesso oltrepassata, per evitare le punizioni della Regina, ritornavano sempre di corsa sui monti, dove dentro le grotte c’erano i loro paradisi terreni.
I continui passaggi fatati hanno formato sui pendii delle montagne dei viottoli che ancora oggi si chiamano “sentieri delle Fate”.
Sentiero delle Fate
Il detto popolare sibillino “Belle come le Fate ma con le zampe come le capre” afferma, ancora oggi, che queste bellissime donne avevano le gambe come le capre, cioè con gli zoccoli.
Questa è una falsità inventata dai cristiani per denigrare il Dio caprino (il celtico Cernunnos) delle Fate sibilline.


