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Articolo 48 - L'Isola delle Donne

L’ISOLA DELLE DONNE: Anche sui monti Sibillini.

Nelle tradizioni celtiche irlandesi l’Isola delle Donne è un luogo immaginario, o forse vero, dove c’è abbondanza di donne bellissime e disponibili, di cibo prelibato, di bevande squisite, di musica sublime e di tutto ciò che un uomo può desiderare per la sua felicità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Molti racconti relativi a questo luogo paradisiaco sono stati diffusi, a partire dal VII secolo, in tutta Europa dai cantori che frequentavano le fiere e i salotti ma anche dagli scrittori che li hanno immortalati nelle loro opere.

Il più noto di questi racconti è senza dubbio il “Viaggio di Bran, figlio di Febal”, che è giunto, incompleto, attraverso nove manoscritti che si rifanno ad un codice dell’XI secolo. Indotto dal canto di una magica fanciulla e dalla visione di un ramoscello fiorito tutto d’argento, il re Bran parte con un gruppo di suoi uomini per giungere all’Isola delle Donne, dove, al contrario del Purgatorio cristiano, non esistono né dolore né desideri inappagati. Giunti alla meta godono di tutti i piaceri che la vita può offrire: fanciulle, cibi e bevande, agi e musiche celestiali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Trascorso quello che a loro sembra un anno, presi dalla nostalgia, decidono di tornare a casa. Salpano, navigano e raggiungono le coste irlandesi dove si raduna una folla incuriosita. Quando Bran, dalla barca, dice il proprio nome, essi rispondono che le loro antiche leggende raccontano di un Bran, figlio di Febal, partito per cercare l’Isola delle Donne e mai più tornato. Bran non scende dalla barca perché le donne dell’isola gli avevano detto che se avesse toccato la riva sarebbe stato trasformato in polvere.

Quando Andrea da Barberino ha scritto il “Guerrin Meschino” non ha fatto altro che spostare sui Monti Sibillini, dove era presente la tribù celtica del Popolo delle Fate (probabile erede dei Tuatha de Danann), i racconti dell’Isola delle Donne, dei quali lui sicuramente era venuto a conoscenza. Nel romanzo Guerrino, come Bran, riesce ad arrivare nel paradiso della regina Sibilla dove ci sono bellissime ancelle che suonano l’arpa e tutte quelle cose meravigliose che un uomo può desiderare. Resta in quel luogo di delizia un anno e poi quando cerca di uscire una ragazza, per impaurirlo, lo avverte che appena fuori sarà trasformato in polvere. L’autore toscano era venuto a conoscenza anche di tutti i racconti relativi al Purgatorio di San Patrizio ed anche questi in parte sono finiti nel Guerrin Meschino.

In particolare viene introdotta la concezione del peccato, non presente nei racconti celtici dell’Isola delle Donne, e ciò rovinerà l’avventura del cavaliere crociato che già era meschino di suo.

Andrea da Barberino ha voluto anticipare in questa opera sibillina quello che poi esporrà dettagliatamente nell’altro suo romanzo intitolato proprio “Il Purgatorio di San Patrizio”.

 

 

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