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Articolo 36 - La tradizione popolare

Ci sono comportamenti umani che spesso vengono definiti da “pecoroni” perché rientranti nella tipologia della filosofia della pecora. Le pecore vanno sempre insieme, mangiano tutte nello stesso posto, si spostano tutte nella stessa direzione e se una si butta nel burrone tutte le altre fanno lo stesso. Rientra in questa tipologia di ragionamento anche la tradizione popolare cioè quell’insieme di detti, di leggende e di storie che la gente, specialmente la meno colta ma non solo, trasmette oralmente ai posteri. In particolare la gente che vive in campagna di solito per il proprio linguaggio utilizza i detti popolari, modi di dire che vengono tramandati da padre in figlio. Questi detti sono il frutto della saggezza e dell’esperienza quotidiana del popolo. “Chj magna sulu se strozza” viene declamato per invitare le persone a non mangiare da sole, a stare insieme agli altri e ad essere solidali. “Quilli de Montefurtì tira a la voccia e coje lu pallì” significa che si parla ad una persona vicina con parole indirizzate ad una terza persona posta più distante, il detto è simile a quello che dice: “Parla a suocera affinché nuora intenda”. “Che te pijjasse ‘n gorbu” è un richiamo bonario per intendere “Non è possibile” oppure “Ma che cosa hai fatto?”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sembra che il popolo, nel corso del tempo, tramandi le varie espressioni con ingenuità e correttezza. Purtroppo non è stato sempre così, a volte la tradizione è stata falsata da interventi di menti sopraffine, i cosiddetti “superiori”, che hanno introdotto falsità inconsapevolmente recepite dalla gente. “Belle come le Fate ma con le zampe come le capre” è uno di questi casi. Le gente ripete questo detto ancora adesso e non si rende conto che è una falsità. Le Fate sibilline, sicuramente donne celtiche, non avevano piedi di capra (nessuna donna ha piedi di capra) eppure qualcuno ha attribuito loro questa falsa caratteristica per demonizzarle. Con il passare del tempo questa menzogna è diventata quasi verità ed addirittura c’è, ancora adesso, chi ci metterebbe la mano sul fuoco. “Fai quel che il prete dice non quel che il prete fa” è un altro di questi casi. Il prete spesso si comporta male, predica bene e razzola male. Nelle sue omelie elogia la povertà ma poi lui si arricchisce, fa il voto di castità poi va con le donne, ecc.ecc. Questo detto, sicuramente frutto delle solite menti sopraffine, invita la gente ad un comportamento scorretto eppure, senza rendersene conto, è stato assimilato dalle persone e viene tuttora ripetuto. La tradizione popolare nella sua quasi totalità è corretta e saggia ma bisogna sempre tener conto che in alcuni casi è stata falsata. Sta a tutti noi scoprire le menzogne e impedire che siano ancora tramandate. Il lavoro è arduo ma bisogna farlo.

E a voi i vostri nonni cosa hanno tramandato?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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