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Articolo 33 : Amandola - La sfortuna di chiamarsi Antonio

Il detto popolare sibillino dice “scherza con i fanti ma lascia stare i santi”. In questo caso si parla del Beato Antonio di Amandola e quindi si può scherzare tranquillamente. Antonio Migliorati, questo il nome del beato, nacque nel 1355 ad Amandola, crebbe in un ambiente contadino e dimostrò di essere un bambino educato, rispettoso, disponibile e con una gran voglia di imparare. La famiglia capì subito che il ragazzino doveva essere istruito e per questo lo indirizzò verso il convento dei frati, qui Antonio dimostrò di essere interessato a tutte le cose, studiò con impegno e conquistò la fiducia non solo di tutti i frati ma anche della gente che frequentava il convento, si sentiva attratto soprattutto dalle persone povere e bisognose, le aiutava portando loro il pane che prelevava nel convento: lo nascondeva nelle ampie maniche della tonaca. Un giorno un suo superiore, venuto a conoscenza del fatto, lo richiamò dicendogli di abbassare le braccia per far cadere il pane. Antonio abbassò prima un braccio e poi l’altro e dalle maniche uscirono rose e fiori. Più passava il tempo e più veniva stimato dalla gente. Antonio amava la campagna e spesso insieme alle persone umili si dedicava ai lavori agricoli sporcandosi la tonaca con la terra. Per lavarla usava un metodo da lui “brevettato”: la appendeva su un filo, guardava il cielo e subito una pioggia scrosciante la ripuliva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Passò alcuni periodi della sua vita a Tolentino e a Bari ma lui era affezionato ad Amandola e qui volle tornare per gli ultimi anni della sua esistenza. Il suo ritorno fu annunciato dalle campane di tutte le chiese che si misero a suonare da sole. Fu un tripudio di popolo. Morì nell’anno 1450, nel giorno 25 del mese di Gennaio, come lui stesso aveva predetto. Fu sepolto, secondo le sue volontà, nella cruda terra all’ingresso della chiesa. Quando fu riesumato un escavatore, che inavvertitamente aveva colpito al naso la salma, sentì una voce che diceva: “Fate piano, qui c’è Antonio”. Dopo la morte di Antonio e grazie alla sua mediazione si verificarono molti miracoli. Fu istituito il “Libro dei Miracoli” dove ne vennero registrati ben 155. Nel 1759, ad oltre 300 anni dalla sua morte, fu dichiarata la sua beatificazione ufficiale. Ora è il 2010 e questo personaggio non è ancora diventato santo. Questo ritardo probabilmente è dovuto al suo nome. Infatti “Antonio” è già il nome di due santi famosi e ciò crea confusione.

C’ è anche la barzelletta: Un paracadutista dopo essersi buttato dall’aereo si accorge che il paracadute è bloccato e non si apre, non gli rimane che rivolgersi in alto. “Sant’Antonio aiutami tu”!! Una voce gli risponde e gli chiede: “Sant’Antonio chi?” Pronto il paracadutista: “Sant’Antonio Abbate”. Una voce più cupa gli fa: “Aahh sì!! Allora vai giù, io sono Sant’Antonio di Padova”. Se ci fosse un altro santo con il nome “Antonio” la questione si complicherebbe ancora di più. La gente però non vuol sentire storie e vuole questo amandolese, che tra l’altro è anche il patrono della città, santo e lo vuole santo subito, adesso, magari con il nome dialettale “S. Ndunì lu paniccià”.

Le autorità civili e religiose debbono attivarsi per mandare avanti la pratica.

 

 

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