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Articolo 28 - Il Saltarello sibillino e l'Organetto marchigiano

C’è una località nel Comune di Montefortino che si  chiama in dialetto “valleria” ed in lingua italiana “Balleria” cioè luogo riservato al ballo. Le leggende tuttora affermano che le Fate sibilline suonavano l’arpa e dai monti scendevano in questo posto per ballare il saltarello con i giovani locali. Le due cose però mal si conciliano perché lo strumento celtico non è adatto per il saltarello e quindi ci deve essere stato qualcuno che ha inventato l’organetto, strumento indispensabile per questo ballo. Chi lo ha fatto, come lo ha fatto e quando sia stato fatto le leggende non ce lo hanno tramandato e pertanto non resta che immaginare quello che potrebbe essere accaduto. Probabilmente un pastore, per passare le giornate, utilizzando il legno, le canne e le pelli degli animali, provando e riprovando,  avrà messo a punto un aggeggio capace di emettere dei suoni e, per orgoglio montanaro, lo avrà fatto vedere alle Fate e queste, per riverenza, lo avranno portato alla loro Regina. Quest’ultima probabilmente lo avrà attentamente visionato ed avrà constatato che era composto da un mantice pieghettato attaccato a due tavolette di legno con dei buchi dove delle cannucce flessibili, al passaggio dell’aria, emettevano dei suoni. Premendo ed allargando il mantice e tappando in sequenza i buchi si ottenevano quelle che oggi vengono chiamate note. La Regina probabilmente si rese conto che l’idea era buona ma anche che l’aggeggio era troppo rudimentale e bisognava migliorarlo: per farlo ci volevano degli esperti.  Sui Monti Sibillini, oltre le Fate, c’erano anche quelli che in guerra non muoiono mai cioè i sacerdoti (druidi, bardi, vati,  ecc.) e questi sicuramente erano esperti di musica. La logica fa pensare che la Regina abbia chiesto aiuto a loro. Probabilmente i bardi,  che erano gli esperti sapientissimi di musica, avranno visionato lo strumento e, provando e riprovando, lo avranno migliorato e reso perfetto per il saltarello.

Ho usato quattro volte la parola “probabilmente” perché probabilmente, la uso di nuovo, nelle vicenda c’è la probabilità che le cose siano andate proprio così.
Grazie a tutti coloro che se ne sono occupati oggi l’organetto marchigiano è perfetto ed ha queste caratteristiche: deve essere di legno, con sulla destra nove tasti e tre vocette e sulla sinistra due bassi. Inoltre il vero organetto sibillino deve avere le palle, due, fatte di lana con il metodo che tutte le donne marchigiane conoscono.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


I montanari hanno inventato anche un altro strumento che si trova sempre a fianco all’organetto: è il tamburo a canna chiamato in dialetto “caccavella”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


                      Li Matti de Monteco'                                                                 Saltarello antico

 

Oggi il saltarello sibillino va alla grande perché è un ballo “tosto”, ci sono molti gruppi che lo ballano e lo insegnano ed, addirittura, c’è ad Ascoli un’associazione che sta facendo le pratiche presso l’UNESCO per farlo diventare patrimonio dell’umanità. Anche l’organetto va alla grande: i vecchi continuano a suonarlo e molti giovani stanno imparando a farlo. In realtà l’organetto incanta le ragazze anche se c’è un detto popolare che dice “lu sonato’ non  rimedia mai” .  Il tamburo a canna, zitto zitto, è sempre presente e l’arpa celtica è diventata uno strumento solo per sopraffini estimatori.
 

 

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