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Articolo 27 - Questi misteriosi templari

Capire questo ordine religioso è stato sempre difficile e sempre lo sarà perché da strenui difensori della cristianità inspiegabilmente sono stati tutti uccisi, almeno così è stato sempre detto, dalle stesse autorità religiose o su loro disposizione. I Templari hanno combattuto le Crociate ma hanno anche depredato tutte le zone da loro attraversate. Una cosa è certa: sono tornati in Italia ed in Francia ricchissimi tanto da far sorgere invidie nei vari governanti ed addirittura nella persona del Papa. Si dice pure che abbiano riportato prove certe sull’esistenza di Giovannino, il figlio di Gesù messo al mondo con la Maddalena.

Questi guerrieri crociati si sono vantati anche di aver trovato e di aver trasportato in Francia la Sindone ma questa è una diceria perché l’analisi del carbonio 14 ha attestato, senza ombra di dubbio, che l’immagine del lenzuolo ora conservato a Torino è un falso creato nel Medioevo e a tal proposito addirittura c’è chi sostiene che sia l’autoritratto di Leonardo da Vinci.

Si dice pure che questi guerrieri siano giunti in America molto tempo prima di Cristoforo Colombo. Chissà se è vero? Dunque è meglio soprassedere ed aspettare che qualcuno, più esperto nella materia, chiarisca una volta per tutte la complicata vicenda templare.

Quello che invece piacerebbe capire subito è il ruolo che questi cavalieri hanno avuto nelle zone dei Monti Sibillini, cioè in quei luoghi dove, come firma, hanno inciso la loro croce templare.

In particolare:

-Ad Amandola, nella frazione Coriconi, sulla parete della chiesa della Madonna della Quercia, di sicura provenienza celtica, ci sono degli interessanti simboli templari (la croce uncinata, la casa, l’epigrafe e soprattutto l’incomprensibile data 1611 o 1677);

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

             Amandola - Frazione Coriconi                                       Villa Coriconi - S. Maria della Quercia

 

-A Montemonaco, sulla parete della chiesa di Santa Maria in Casalicchio (sull’ingresso c’è la croce templare) si può osservare, murato sottosopra, il pentacolo stellato. Questo simbolo, con la punta rivolta verso il basso, aveva lo scopo di demonizzare le donne e di ricordare l’Ariete, cioè la divinità cornuta del Popolo delle Fate?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

              Punta rivolta verso il basso                                                    La firma dei Templari

 

 

-A Pollenza, sul frontale della chiesa di San Lorenzo (sul tetto c’è la croce celtica) ci sono degli strani simboli con al centro la croce templare. Quale sarà il loro significato?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da quanto sopra sembra che i Templari sibillini abbiano avuto simpatie segrete per le religioni pagane ed in particolare per quella celtica. Questa simpatia è confermata da un simbolo presente nella Pieve della Lunigiana storica dove la croce templare è incisa dentro un oroborus, cioè il serpente che si morde la coda o meglio, più in generale, l’animale che si morde la coda come quello presente nella cripta della chiesa di San Lorenzo a Montemonaco.  La stessa croce uncinata da loro spesso utilizzata non è altro che la rappresentazione simbolica di quattro arieti e l’ariete, ovvero il Dio con le Corna, era la divinità del celtico Popolo delle Fate.

Si spera che tra frequentatori del blog del sito www.bar.it  ci siano esperti in grado di soddisfare i dubbi sibillini. Nell’ansiosa attesa si fa presente che il 18 aprile 2010 si terrà a Camerino, presso la villa Fornari  un convegno sui Templari.

 

 

 

 

Pubblico questo commento perché è veramente originale.

 

 

Celtic Forum

Chi erano i Templari ?
Soltanto uomini che "votarono castità, povertà e obbedienza" al Patriarca di Gerusalemme ?
Erano tutti cavalieri francesi e fiamminghi provenienti dal bacino idrografico a nord-ovest della Manica ?

Questo dettaglio è importante : queste terre avevano maggiormente conservato l'impronta dell'antica civiltà celtica. Quell'impronta cioè (cito le parole di J. Markale) "che ha dato al mondo occidentale il gusto dell'avventura e del rischio, opponendosi alla staticità della civiltà greco romana. Non si è tentato nulla di grande che non affondi le radici nel pensiero celtico. Esiste, alla base di questo atteggiamento, una forza dinamica che rifiuta la quiete, spezza gli angusti limiti dell'arbitrio della ragione, sempre immobile. Il Celta si nutre del passato per costruire l'avvenire e ha sempre lo sguardo volto al di fuori, al disopra del reale, verso il mito di Avallon e la magica Terra dell'Eterna Giovinezza".
Difatti i Templari si propongono di conquistare il Paradiso con la forza delle armi, fidando unicamente in se stessi e nell'aiuto della Vergine (la più nobile e pura di tutte le Dame)

Vi sembra ardito supporre che i Templari avessero sangue celtico nelle vene ?

Ma dove possiamo trovare qualcosa che consenta di convalidare questa ipotesi?
Nelle fonti storiche delle terre continentali della Gallia del nord-ovest (ossia del bacino della Manica) :
- nel 57-56 a.C., Cesare sottomette Belgica, Bretagna e Normandia e molti abitanti di quelle terre si rifugiano in Inghilterra;
- nel 55-54 a.C., Cesare sbarca in Gran Bretagna, soprattutto per togliere ai Galli ogni illusione circa la forza dei loro fratelli isolani e la conseguente possibilità di ricevere aiuti da parte di questi;
- IV-IX sec. d.C., le invasioni dei Sassoni e dei Normanni (o Vichinghi) attivano un continuo flusso migratorio dalle isole britanniche verso il continente, con particolare riguardo alla penisola brettone;
- 1066, battaglia di Hastings, a seguito della quale il duca di Normandia (Guglielmo il Conquistatore) diviene anche Re d'Inghilterra (si noti come in tale occasione l'esercito di Guglielmo fosse costituito, per oltre un terzo, da Brettoni, ansiosi di rimettere piede su quelle terre da cui erano stati cacciati, come sopra si è detto);
- 1128, il Concilio di Troyes coincide con l'inizio della campagna di reclutamento del gran maestro Ugo di Payns che si reca in Normandia e, subito dopo in Inghilterra. Tale viaggio è negli Annali del monastero di Waverlia, dove si legge:   " in quell'anno venne in Inghilterra Ugo de Payns, Maestro della Milizia del Tempio di Gerusalemme, accompagnato da due cavalieri e da due chierici, e percorse tutto questo paese fino alla Scozia, reclutando per Gerusalemme, molti presero la croce e partirono, in quello e nell'anno seguente, per Gerusalemme"
- 1154, Enrico II Plantageneto cinge la corona d'Inghilterra ed unifica, sotto il suo scettro, le terre dell'isola con quelle continentali ed avite dell'Angiò e della Normandia (sulla Manica) nonché con quelle dell'Aquitania e del Poitou (affacciantesi sull'Atlantico e portategli in dote da Eleonora d'Aquitania).

Erro se vedo nei Templari l'ultimo grande rifiorire della mentalità e soprattutto della sensibilità celtica?

 Inizio a rispondere al mio stesso quesito partendo da Bafometto (l'emblema dell 'Ordine, sigillo della cavalleria e segno di riconoscimento) il cui significato giace presso i Celti poiché è là che il culto dei crani ha avuto origine: il cranio era considerato ricettacolo dei poteri intellettuali e spirituali dell'uomo, è per questo motivo che si conservavano accuratamente le teste dei nemici uccisi oppure si facevano preziose coppe nelle quali (col più profondo rispetto) si beveva durante importante cerimonie. Le leggende celtiche sono piene di racconti in cui si parla del potere occulto dei crani : Finn, il capo dei Fianna (mitici guerrieri d'Irlanda), apprende molte cose sul passato di Oisin, suo figlio, col solo imporgli le mani sul capo.
. Proseguo la mia risposta svolgendo lo sguardo verso il Baussant (il famoso vessillo templare) che trova la sua spiegazione nella tradizione celtica. In questo caso, mi aiuta l'etimologia della parola stessa : l'antico termine baussant compare nel vocabolario francese e significa "di due colori", quelli che inizialmente furono applicati al mantello dei cavalieri. Circa il suo significato filosofico, risulta chiaro dal racconto irlandese "La razzia del bestiame di Cooley" ("Táin Bó Cuailnge") da cui apprendiamo come, un tempo, vi fossero due grandi amici, tra i quali però la malignità della gente seminò l'invidia, così che presero a combattersi senza pausa assumendo le sembianze di vari animali, con valenze sia positive che negative, infine si trasformarono in due splendidi tori, uno bianco immacolato ed uno tutto nero (detto, quest'ultimo, il "bruno di Cuailnge"). Tremenda fu la lotta fra i due tori ed il Nero nella sua furia distrusse tutto attorno a lui (anche le Forze del Male); poi entrambi morirono e nessuno poté dire chi fosse stato il vincitore. Quel racconto c'insegna che tutto è determinato dalla lotta tra due principi, il Bianco e il Nero ossia la Vita e la Morte, la Creazione e la Dissoluzione. All'ultimo (alla fine del Mondo) sembrerà che prevalga il Nero, la Dissoluzione, ma in realtà non sarà così poiché questo principio dissolutore distruggerà anche se stesso. Altro racconto celtico, assai istruttivo per quanto attiene la dualità, è quello intitolato "La navigazione della barca di Maèl Dùin", dove si narra di un'isola divisa in due da uno steccato di bronzo : da una parte dello steccato vi era un gregge bianco, dall'altra uno nero. Un gigante separava i greggi. Ogni volta che metteva una pecora bianca al di là dello steccato fra le pecore nere, essa diventava subito nera; e ogni volta che una pecora nera era messa fra le bianche, subito diventava bianca. Il gigante era il Fato : l'Entità che a suo piacere provoca il cambiamento di colore delle pecore, ossia trasmuta le Forze di Dissoluzione in Forze di Vita e viceversa.

Baussant compare anche nel grande gioco celtico, quello degli scacchi, che si svolgeva su una scacchiera detta fidchell ("il legno dell'intelligenza") ed era appannaggio degli Dei, dei Re e dei guerrieri: ossia di chi manovra opportunamente le Forze del Bianco e del Nero e può determinare le sorti dei popoli.

Ma Baussant fornisce un altro importante ammaestramento : cosa separa fra loro questi due colori ? E come si fa a superare questa impercettibile linea ? Un metodo c'è per attraversarla ed i Celti ne parlavano come di un'avventura. Avventura intesa come un'impresa straordinaria in cui uno è chiamato a dare alta e nobile prova di sé, della sua capacità di trascendere le normali limitazioni umane unendo il Sacro al Profano : la fusione, in un unico colore, del Bianco e del Nero di Baussant.

 Arrivo ora alla questione dell'antico sigillo templare raffigurante due cavalieri montati su un solo cavallo. Si tratta di un simbolo duale che si riporta all'antica cavalleria celtica, così descritta da Gerhard Herm ("Il mistero dei Celti"): "sul cavallo stavano due cavalieri: l'uno lanciava i giavellotti durante la carica e quindi smontava, l'altro, tirato da parte e impastoiato il cavallo, dava di piglio, come il compagno, alla spada o alla lancia".

Infine definisco celtico il culto templare per la Vergine Maria : nessun altro popolo ha onorato la Donna più dei Celti ! Essi vedevano in Lei quasi un legame con l'Aldilà, poiché la riconoscevano più pronta dell'uomo a percepire le voci dell'Occulto, forse in virtù di una maggiore sensibilità psichica e di un più raffinato, misterioso intuito. Per questo motivo il guerriero riceveva le armi da una Dama, e spesso la filiazione uterina faceva premio su quella paterna. Per questa ragione accanto ai collegi dei Druidi si trovavano comunità di sacerdotesse celtiche e ovunque la donna partecipava alla vita alla pari con l'uomo.

Lascio a voi il giudizio finale su questo mio lungo discorrere ...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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