Artico 2 - Sibilla Appenninica
La Sibilla Appenninica o Picena, conosciuta in Europa anche come Sibilla di Norcia, ha goduto in passato di molta considerazione e massima stima tanto da essere chiamata “Sapientissima Sibilla”.
Prevedeva il futuro ascoltando il fruscio dei rami della quercia, forse era un po’ celtica anche Lei, e i suoi vaticini furono richiesti, addirittura, dagli imperatori romani. Claudio II nel 268 consultò l’oracolo dell’Appennino sulla sua sorte e nella “Vita di Vitellio” Svetonio riporta “L’anno 271 morì Claudio conforme a quello che l’Oracolo dell’Appennino gli aveva risposto, che con ciò, fosse per caso o per congettura, incontrò a predire quel che avvenne”.
Non tutti però erano in grado di capire i responsi profetici delle Sibille e poteva capitare, come in effetti capitò ad un generale romano, di travisarne il significato. Una Profetessa nel merito gli aveva “chiaramente” detto “IBIS REDIBIS NON MORIERIS IN BELLO” e lui, avendo capito “non morirai in guerra”, partì per la battaglia e morì. Non sapeva, il poveretto, che spostando una virgola il significato sarebbe stato “morirai in guerra”.
Anche questa appenninica, come tutte le Sibille, viene sempre raffigurata con un libro in mano perché all’epoca, in mezzo a tanta ignoranza, Lei sapeva leggere e scrivere. Alcuni suoi scritti, i famosi “Libri Sibillini”, sono conservati nella Biblioteca Nazionale di Parigi.
Nel corso dei tempi la nostra Sibilla è stata maltrattata, onorata, offesa, tradita e amata tanto che oggi non si sa più che tipo di donna era. Alcuni dicono che era vergine, altri che era l’amante di tutti i sacerdoti, molti scrivono che era una brava donna altri invece affermano che era incantatrice, ammaliatrice e per di più demoniaca.
Persiste tuttora una totale confusione circa questa figura che si può spiegare solo in un modo: hanno tentato di eliminarla perché non era più presentabile, forse perché era diventata la Regina della Fate (donne celtiche sessualmente emancipate).
Altre Sibille, però, sono stante dipinte, all’interno delle chiese, a fianco dei profeti. La nostra no, chissà perché?
Hanno fatto di tutto per farla sembrare cattiva e peccatrice ma non ci sono riusciti. Sui monti c’è sempre la sua casa, “la Grotta delle Fate e della Sibilla”, che ancora adesso attende di essere esplorata.
Ingresso della Grotta Firme dei visitatori
La Sibilla Appenninica, anche nel terzo millennio, è sempre la “Sapientissima Sibilla”, una brava donna detentrice della conoscenza, che impara l’astronomia, la medicina, la tessitura, il ballo e la musica alle brave e laboriose fanciulle sibilline.
P.S: Nel 1595 il romanzo “Il Guerrin Meschino” di Andrea da Barberino che nel 5° capitolo tratta del viaggio del cavaliere crociato alla Sibilla, con licenza dei superiori, fu falsificato ed il suo contenuto completamente stravolto. L’Autore per la Sibilla aveva utilizzato questi termini: “Savia Sibilla”, “Sapientissima Sibilla e “Madonna Sibilla”. Nell’edizione falsificata il termine Sibilla è sparito ed al suo posto sono stati inseriti tutti termini dispregiativi: Alcina, Incantatrice, Maliarda, Ammaliatrice, Fata (termine usato in maniera denigratoria con riferimento alle Fate celtiche sibilline) ed altri simili.
IMPORTANTE:
Bisognerebbe andare a Parigi a fare le copie della documentazione sibillina.


