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Articolo 15 - "ORIGINI"  di Porto Sant'Elpidio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da non credere, anche Porto Sant’Elpidio ha origini celtiche.

In questi giorni proprio al centro della Città, sotto la torre dell’orologio, c’è una mostra denominata  “Origini” dove si possono ammirare i reperti archeologici provenienti dalla necropoli picena dell’Età del Ferro (950-268 a.C.).

La mostra, il cui ingresso è gratuito, resterà aperta fino al 6 gennaio 2010. All’ingresso si può firmare il registro delle presenze (in seguito si potrà dire “io c’ero”) e si può acquistare, al costo di 10 euro, il libro avente lo stesso titolo della mostra.

All’interno, nelle vetrine, i reperti che colpiscono per la loro celticità sono di due tipi: le spille costruite a doppia spirale (fibule) e le spille fatte a placca (falere) con incise sulla superficie le svastiche. Addirittura c’è un reperto, riportato nella copertina de libro, dove le svastiche hanno uno sviluppo più complesso, con i raggi solari più lunghi e variegati.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La spirale e la svastica sono simboli celtici per eccellenza, sono presenti in tutte le zone europee dove sono vissuti i Celti. La doppia spirale rappresenta il sorgere e calare del sole in successione stagionale e quindi i due centri delle rispettive spirali indicano i giorni degli equinozi, le parti più esterne i solstizi. E' simbolo perciò dell'equilibrio interiore raggiunto nel movimento, di comprensione del ciclo della Vita composto dall'armonizzazione degli opposti (luna/sole, maschile/femminile, caldo/freddo, luce/buio, estate/inverno, andare/venire, nascere/morire, ecc.). Simboleggia il ritmo, la danza, il flusso, il respiro, lo scorrere del tempo, le stagioni. E' un aiuto per comprendere e amare il percorso di vita.

La svastica è un simbolo di significato magico-religioso che rappresenta una croce i cui bracci, di uguale lunghezza, terminano con uncini orientati a destra o a sinistra. La sua forma suggerisce la rotazione, in particolare quella solare, ma anche le quattro direzioni nello spazio e lo scorrere del tempo attraverso le quattro stagioni.

Nel libro il termine “celtico” non viene mai utilizzato, si parla vagamente di “villanoviano” (cioè relativo alla cultura celtica della città di Villanova di Castenaso presso Bologna). Anche i reperti con le svastiche, ad eccezione della copertina del libro,  non vengono riportati.

Evidentemente c’è la volontà di affermare che si tratta di cultura picena e questo per campanilismo si può anche capire ma non bisogna dimenticare che i Piceni e prima ancora i Picentis sono popoli nati dalle Primavere Sacre. Il Picchio, oggi presente sullo stemma del Comune di Ascoli Piceno e su quello della Regione Marche, indicò il percorso ai guerrieri celtici dell’Umbria e della Sabina  e li fece fermare in quelle località che oggi vengono chiamate “Piceno” e “Fermano”.

Ciò che è veramente apprezzabile è il comportamento dello scopritore della prima tomba della necropoli.

La città di Porto Sant’Elpidio dovrà portare riconoscenza a questa persona (era un contadino)  per l’eternità.

L’articolo, si è capito, è un invito a visitare la mostra.

 

 

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